La bellezza nell'arte è un concetto oggettivo o soggettivo? Domanda sempre controversa in effetti.
Io penso che, a parte l'oggettività dei canoni estetici della cultura classica che hanno definito ed accompagnato l'operato dei grandi maestri della nostra civiltà quella artistica rimane, comunque, un'esperienza soggettiva sia dal punto di vista di chi la crea che di chi ne fruisce. La percezione che noi abbiamo nei confronti di un'opera o di un'espressione artistica differisce perchè frutto della singola ed individuale sensibilità formazione, visione ed esperienza. Io da tempo ho abbandonato il parametro del bello o del brutto e mi affido al più intimo e personale “Quest’opera e’ in grado di comunicarmi e di trasmettermi emozioni?”. A questo punto il campo si apre ed è libero ad ogni ‘soggettivissima’ interpretazione.
Ricordo un episodio che accadde in occasione di un’esposizione a Milano. Partecipavo con due lavori di cui uno (Questione_di_equilibrio) era il risultato di riadattamenti e manipolazioni successive. La prima stesura, infatti, mi aveva stancato poichè ridondante di colori che ormai alteravano la ‘nostra’ comunicazione (è sempre questione di comunicazione tra le parti!). In qualche modo dovevo attenuare tale vivacità mascherando un’area della tela. Indeciso sul colore da utilizzare scelsi, infine, di mettere mano ad un tubetto di azzurro poichè ancora intonso, chiuso da tempo. Il risultato fu soddisfacente e, finalmente, avevo usato quel tubetto di colore!
All’inaugurazione della mostra, dopo l’esaustiva spiegazione delle opere da parte della curatrice, mi si avvicinò un signore un pò intimidito per sollecitare una mia conferma alla sua interpretazione del quadro. “Interessante la sua traduzine estetica del concetto di ricerca di equilibrio esistenziale” esordì, “è un percorso difficile della condizione umana però noto che lei ha voluto mitigarlo con l’uso del colore azzurro che rappresenta speranza e serenità”.
“Beh...si…certo, ha ragione, mai abbandonare la speranza…” gli risposi con un timido sorriso accondiscendente.
Io penso che, a parte l'oggettività dei canoni estetici della cultura classica che hanno definito ed accompagnato l'operato dei grandi maestri della nostra civiltà quella artistica rimane, comunque, un'esperienza soggettiva sia dal punto di vista di chi la crea che di chi ne fruisce. La percezione che noi abbiamo nei confronti di un'opera o di un'espressione artistica differisce perchè frutto della singola ed individuale sensibilità formazione, visione ed esperienza. Io da tempo ho abbandonato il parametro del bello o del brutto e mi affido al più intimo e personale “Quest’opera e’ in grado di comunicarmi e di trasmettermi emozioni?”. A questo punto il campo si apre ed è libero ad ogni ‘soggettivissima’ interpretazione.
Ricordo un episodio che accadde in occasione di un’esposizione a Milano. Partecipavo con due lavori di cui uno (Questione_di_equilibrio) era il risultato di riadattamenti e manipolazioni successive. La prima stesura, infatti, mi aveva stancato poichè ridondante di colori che ormai alteravano la ‘nostra’ comunicazione (è sempre questione di comunicazione tra le parti!). In qualche modo dovevo attenuare tale vivacità mascherando un’area della tela. Indeciso sul colore da utilizzare scelsi, infine, di mettere mano ad un tubetto di azzurro poichè ancora intonso, chiuso da tempo. Il risultato fu soddisfacente e, finalmente, avevo usato quel tubetto di colore!
All’inaugurazione della mostra, dopo l’esaustiva spiegazione delle opere da parte della curatrice, mi si avvicinò un signore un pò intimidito per sollecitare una mia conferma alla sua interpretazione del quadro. “Interessante la sua traduzine estetica del concetto di ricerca di equilibrio esistenziale” esordì, “è un percorso difficile della condizione umana però noto che lei ha voluto mitigarlo con l’uso del colore azzurro che rappresenta speranza e serenità”.
“Beh...si…certo, ha ragione, mai abbandonare la speranza…” gli risposi con un timido sorriso accondiscendente.